Informazioni:

Tipologia: Islay Single Malt Scotch Whisky

Provenienza: Isola di Islay – Scozia.

Volume alcolico: 49.9%

Prezzo consigliato: 1500 euro.

Reperibilità: Rara, solo 60 bottiglie importate in Italia.

Cenni storici e osservazioni personali:

All’ultima edizione del Roma Whisky Festival era presente anche Stock Italia, storica azienda nazionale che da qualche tempo ha acquisito anche la distribuzione di tutti i prodotti del colosso Beam Suntory. Tra i vari marchi, è presente anche Laphroaig, distilleria che non ha bisogno di presentazioni.

Oltre alle release più diffuse, erano presenti anche il Laphroaig 25 (di cui parlerò prossimamente) e il Laphroaig 33 y.o. “The Ian Hunter Story – Book 3” di cui vi parlerò a breve. 

Ma chi era Ian Hunter a cui è dedicato questo malto?

Semplicemente, l’ ultimo erede dei fratelli Donald and Alexander Johnston, che fondarono la distilleria Laphroaig nel 1815. Entrato in distilleria nel 1908, il giovane Ian non solo incrementò il livello qualitativo della produzione, ma riuscì a diffondere il proprio whisky anche oltreoceano. Persino durante il periodo del Proibizionismo statunitense, il Laphroaig veniva commercializzato con l’escamotage di considerarlo un “medicinale”. In effetti, considerate le peculiari caratteristiche del malto, non era poi così inappropriato…

Ian Hunter, peraltro, fu colui che decise di introdurre l’uso delle botti ex-Bourbon per la maturazione, circostanza dettata dall’esigenza pratica dell’indisponibilità di botti ex-Sherry in misura sufficiente.

Nel mondo esistono solo 4.800 bottiglie di questo Single Malt, di cui solo 60 sono state assegnate al mercato italiano.  

 

Note di degustazione:

Aspetto: Oro.
Olfatto: Profondo effluvio di frutta tropicale, nella declinazione dell’ananas in primis, ma con un’incursione della banana e della più nostrana pera spadona. Il lato fruttato incontra un’elegante patina di cera che si mescola a un sentore di carta antica, creando una suggestione decisamente nobile e, per certi versi, austera. La componente più dolce non si limita alla frutta, ma offre una crema chantilly molto delicata.  La torba c’è, ma non è graffiante come in espressioni più giovani, anzi risulta essere molto doma, praticamente di sfondo. Del classico sentore medicinale di Laphroaig vi è solo un tocco, più a rimembrare la canfora che non l’antisettico che pur sopravvive in modo delicato.  Gradevolissimo, ma è davvero un Laphroaig? L’etichetta dice di sì, quindi mi fido…
Palato: Affiorano le note più canoniche di Laphroaig, con una torba decisamente più intensa rispetto all’olfatto, con un’impressione di carboni spenti. Vi è anche una discreta sapidità, che ben contorna il ritorno delle fruttate ravvisate all’olfatto, in questa sede più tenui e prevalentemente innestate sull’ananas, senza però escludere la pera. Infine, una decisa nota medicinale.
Finale: Lungo, dominato da torba e salinità, con la frutta a contornare il tutto.

Provare un imbottigliamento venerando è sempre emozionante. Quando poi si rivela essere anche molto valido, è decisamente un piacere extra. Questo Laphroaig 33 è un malto di tutto rispetto, con caratteristiche organolettiche di primo piano. All’olfatto potrà celare la sua identità, ma al palato è fin troppo evidente che sia un figlio di Islay. Ringrazio Stock per il gentile campione.

Voto: 91/100

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Riconoscimenti

I seguenti riconoscimenti sono stati attribuiti da "Il Bevitore Raffinato"

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