Tipologia: Rum tradizionale.
Provenienza: Trinidad.
Volume alcolico: 66,70%
Prezzo consigliato: 1500 euro.
Reperibilità: Rara, reperibile tramite aste specializzate.
Proseguendo la disamina della serie Employees di Velier, dedicata ad ex dipendenti dell’ormai defunta distilleria Caroni, dopo l’imbottigliamento dedicato a “Roop”, oggi vi parlo di quello dedicato a Deodat Manhoman, in arte “Breeze”.
Come detto, i tre imbottigliamenti sono stati scelti congiuntamente. L’invecchiamento è il medesimo, vi è una piccola differenza sulla tiratura, che in questo caso è di 738 bottiglie (il “Roop” è stato rilasciato in 741… ) e sulla gradazione che è 66,7% a fronte dei 66,1% del precedente. Sulla carta, differenze minime.
In sostanza, occorre vedere, non tanto banalmente, come si sia comportata la botte…
Rum estremamente difficile da trovare in commercio, anche a causa della “Caroni-mania”. Ho la fortuna di poterlo provare grazie alla stupenda iniziativa promossa da Luca Gargano e di cui già vi ho parlato in occasione di altre recensioni: il Club VSGB.
Gli aderenti hanno la possibilità di acquistare imbottigliamenti rilasciati da Velier in un formato da 10 cl ad un costo sensibilmente contenuto. In cambio, Luca chiede solo di aprire e degustare, in pieno spirito di condivisione.
Sul blog ne trovate già numerosi altri. Progressivamente li recensirò tutti, onorando il patto sottoscritto virtualmente.
Aspetto: Ambra
Olfatto: Catrame delicato misto a gomma (più quella per cancellare che non quel classico sentore da pneumatico…), cui si accompagnano note di vaniglia e caramello. Elegante frutta secca, per la precisione noci e nocciole tostate. Rimembra una crostata alle noci… Man mano che scorre il tempo, emerge anche una ciliegia molto delicata, accanto a un velo di cioccolato al latte. Come il coetaneo “Toolsie”, presenta un olfatto nient’affatto aggressivo e i gradi in questo caso sono quasi 67… incredibile. Con acqua, appare un ananas acerbo, mentre la frutta secca tostata inizia a dissolversi… Lo preferisco in purezza.
Palato: Potente, balsamico, pepato. In tre parole, questi i contrassegni del palato. Scendendo nei particolari, colpisce poderosamente con un pepe nero e dello zenzero quasi sospinti da un vibrante eucalipto. Nota medicinale decisa, ma ben integrata. Di sfondo, scalpita un’anima fruttata, innestata su ananas e mango, ma anche su una polposa pesca gialla. Arancia amara, in fundis. Cioccolato più amaro rispetto all’olfatto, fondente. Con acqua, il tratto speziato si attenua notevolmente, ma appare un legno tostato dapprima assente. Come nel caso dell’olfatto, lo preferisco in purezza.
Finale: Molto lungo, con frutta tropicale, lato balsamico e spezie persistenti.
Scelti insieme, con caratteristiche molto simili in base ai dati disponibili, eppure profondamente diversi. Non mi aspettavo uno scenario differente, sia ben chiaro. Altro gran Caroni, con personalità distintiva e qualità indiscussa. Per caratteristiche organolettiche, ho preferito di pochissimo il “Toolsie” ma, in entrambi i casi, si cade in piedi.